The Rolling Stones: il gruppo pop-rock perfetto non si interessano a nulla se non alla loro musica!

Originariamente chiamato The Rollin’ Stones, il gruppo destinato a cambiare la storia del rock nasce dall’unione di Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones e Ian Stewart. Jagger e Richards sono compagni di scuola con in comune un grande amore per il blues e il R&B nero e per musicisti come Chuck Berry, Muddy Waters e Bo Diddley. Ad occuparsi di loro è inizialmente il celebre musicista di blues bianco Alexis Korner, che li fa debuttare al Marquee di Londra il 21 luglio 1962. Alla fine di quello stesso anno il bassista Bill Wyman rimpiazza Dick Taylor, mentre prosegue una sarabanda di sostituzioni alla batteria fino ad arrivare, agli inizi del 1963, alla scelta di Charlie Watts.
Dopo aver lavorato per il club Crawdaddy di proprietà di Giorgio Gomelsky, a Richmond, gli Stones finiscono sotto l’ala protettrice di Andrew Loog Oldham, che ne produce i primi singoli. Il provino discografico alla Decca risulta essere un successo e il gruppo ottiene il primo contratto, pubblicando come singolo di debutto “Come on”, una cover di Chuck Berry. La formazione degli Stones perde quasi subito (almeno nelle apparizioni pubbliche) il pianista Ian Stewart, considerato esteticamente non all’altezza degli altri, mentre esce nei negozi il nuovo singolo del gruppo, un pezzo firmato dai Beatles e intitolato “I wanna be your man”, che permette al gruppo di entrare per la prima volta nella top ten inglese nel gennaio 1964. Gli Stones si pongono subito come il contraltare trasgressivo dei più pacifici e tranquillizzanti Beatles, scandalizzando le platee per le movenze sinuose ed erotiche del cantante Mick Jagger oltre che per la cattiva reputazione che aleggia sugli altri componenti del gruppo, e in particolar modo su Jones e Richards.
Il primo album, THE ROLLING STONES, viene pubblicato nel ’64 e contiene soltanto materiale di altri autori, ma gli Stones dimostrano di poter fare meglio con il terzo singolo, “Not fade away” (un’altra cover, questa volta di un grande successo di Buddy Holly). Un primo tour degli Stati Uniti si rivela prematuro e vede gli Stones tornare in patria stanchi e frustrati: ma tutto è ormai pronto per il grande salto e la cover di “It’s all over now” dei Valentino’s procura loro il primo numero uno in classifica. L’Ep FIVE BY FIVE li aiuta a consolidare la loro crescente reputazione ed amplia a dismisura il pubblico dei concerti. Il ritorno negli Stati Uniti con l’apparizione all’Ed Sullivan Show lascia ancora freddo il pubblico nordamericano mentre in Gran Bretagna, al contrario, il fenomeno Stones cresce in continuazione. Nel novembre 1964 il singolo “Little red rooster” debutta al numero uno della NME chart, privilegio accordato in precedenza solo ai Beatles e ad Elvis Presley.A questo punto, la svolta: il manager Oldham li costringe a scriversi da soli le canzoni, pensando che Jagger e Richards siano ormai abbastanza maturi per farlo. I loro primi sforzi si chiamano “It should have been you” e “Will you be my lover tonight?”, brani non memorabili, ma nello stesso periodo la coppia estrae dal cappello anche una splendida “As tears go by” destinata alla fidanzata del cantante, Marianne Faithfull. A far capitolare l’America provvede “(I can’t get no) Satisfaction”, il primo grande classico del gruppo, un riff che riassume tutto il meglio espresso dal rock fino a quel momento. Il 1965 si completa con il successo di “Get off of my cloud”, dall’Ep GOT LIVE IF YOU WANT IT! e dell’album THE ROLLING STONES NO. 2. Con questi presupposti è uno scherzo strappare un ottimo rinnovo di contratto alla Decca, proprio mentre il gruppo inizia a sfornare singoli originali tanto dal punto di vista testuale (“Mother’s little helper”) che musicale (“Lady Jane”): entrambi i brani vengono inseriti nel nuovo album AFTERMATH, un lavoro maturo ed esplosivo che riconosce agli Stones un ruolo ormai primario sulla scena musicale. La misoginia del gruppo si esprime in “Under my thumb” e nell’acerba “Stupid girl”, mentre nelle classifiche vola alto “19th nervous breakdown”. Il 45 giri “Paint it, black” riesce anche a fare di meglio, con il suo stile vagamente indiano e una performance di Jagger appassionata. Da menzionare anche un altro importante singolo della stessa epoca, “Have you seen your mother baby?”, testimonianza di un periodo musicalmente avventuroso.
Il 1967 inizia con un ottimo singolo a doppia facciata A, “Let’s spend the night together” / “Ruby tuesday” che però, proprio come “Penny Lane” / “Strawberry fields forever” dei Beatles, non raggiunge il primo posto in classifica. L’album che ne accompagna l’uscita, BETWEEN THE BUTTONS, rappresenta l’ultimo sforzo di collaborazione con il manager Oldham il quale, sempre meno entusiasta degli atteggiamenti bohèmien del gruppo, decide di cedere le sue quote al partner Allen Klein. Dal canto loro Jagger e Richards pensano bene di farsi arrestare per possesso di droga, imitati poco dopo da Brian Jones. Le pene comminate ai tre sono pesanti e condizionano non poco l’attività artistica del periodo: a ricordo di quell’esperienza, il singolo “We love you” presenta in sottofondo il rumore di una cella che si chiude. Il salto nel mondo lisergico e psichedelico già esplorato dai Beatles di SGT. PEPPER’S avviene con THEIR SATANIC MAJESTIES REQUEST, che manca però di un indirizzo preciso e propone melodie più inerti e meno convincenti delle precedenti. Per tornare ad ascoltare gli Stones al loro meglio bisogna aspettare l’estate del 1968 con l’uscità di “Jumpin’ Jack flash”, singolo che anticipa un ottimo album, BEGGAR’S BANQUET, in cui figurano brani mitici come “Street fighting man” e “Sympathy for the devil”.Mentre il gruppo inizia a recuperare salute, Brian Jones sembra precipitare nei labirinti della droga: le gelosie nei confronti di Mick Jagger si acuiscono e il “furto” della sua ragazza Anita Pallenberg da parte di Richards è la goccia che fa traboccare il vaso. Nel giugno del 1969 Jones lascia il gruppo, e soltanto un mese dopo viene ritrovato morto annegato nella sua piscina. Due giorni dopo il gruppo celebra l’ex amico scomparso con un concerto gratuito ad Hyde Park (Londra), cui partecipano 250 mila persone. Ma i drammi non sono finiti: tre giorni dopo tenta il suicidio (senza riuscirci) la fidanzata di Jagger, Marianne Faithfull. Con questi eventi si conclude in un certo senso il primo capitolo della storia degli Stones.
Il nuovo corso inizia con un misto di successo e di disgrazie: il singolo “Honky tonk women” li tiene a lungo al numero uno delle classifiche, ed eccezionale è anche il nuovo album, LET IT BLEED, che contiene classici come “Gimme shelter”, “You can’t always get what you want” e “Midnight rambler”. Il gruppo, di cui ora fa parte il chitarrista Mick Taylor, già con i Bluesbreakers di John Mayall, si esibisce al Festival di Altamont in California in una tragica notte in cui un Hell’s Angel addetto al servizio d’ordine uccide a coltellate uno spettatore durante l’esecuzione di “Under my thumb”. La tragedia viene filmata e diventa un film distribuito l’anno successivo, “Gimme shelter”. Il 1970 diventa per forza di cose un anno tranquillo: dopo aver concluso il rapporto con la Decca con il live GET YER YA-YA’S OUT, gli Stones aprono la loro etichetta, per la quale fanno subito uscire il singolo a tre brani “Brown sugar” / “Bitch” / “Let it rock”, una vera e propria dichiarazione d’intenti. Il nuovo album STICKY FINGERS si rivela da subito un classico, con brani come “You gotta move”, “Moonlight mile”, “Wild horses” e la non tranquillizzante “Sister Morphine”. Il disco è permeato di immagini connesse alla morte e al sesso, e la copertina si avvale di uno splendido lavoro di Andy Warhol.
Dopo un anno gli Stones tornano alla carica con un altro capolavoro, il doppio album EXILE ON MAIN STREET: è il disco di impronta più marcatamente rock’n’blues registrato dalla band, evidentemente sotto la direzione del “duro” del gruppo, Keith Richards. Al contrario, il successivo GOAT’S HEAD SOUP appare decisamente sottotono anche se frutta un numero uno negli States con la ballata “Angie”. IT’S ONLY ROCK‘N’ROLL, l’album del 1974, oltre a contenere la title-track regala ai fan una cover del brano dei Temptations “Ain’t too proud to beg”. Quell’anno fa registrare anche la dipartita dal gruppo di Mick Taylor, rimpiazzato dall’ex Faces Ronnie Wood in occasione dell’uscita di BLACK AND BLUE: con risultati alterni, la raccolta fa del suo meglio per coniugare le classiche sonorità Stones con influenze caraibiche.A partire dalla seconda metà degli anni ’70 l’attività concertistica e discografica degli Stones rallenta i ritmi: inoltre le Pietre rotolanti devono fronteggiare il neonato movimento punk e la sua furia iconoclasta nei confronti delle vecchie stelle del rock. Il loro ritorno sulle scene avviene comunque con un ottimo album, SOME GIRLS, che contiene un brano irresistibile come “Shattered” e il primo tentativo smaccatamente “disco” dopo la “Hot stuff” contenuta nel precedente BLACK AND BLUE: “Miss You” è il pezzo che li conduce dritti al primo posto delle classifiche inglesi, mentre desta meraviglia il tributo country di “Far away eyes” e convince tutti la tensione elettrica di “Beast of burden” (in seguito riproposta in un esilarante duetto da Jagger con l’attrice e cantante Bette Midler).
Dopo una serie di vicissitudini personali (Jagger divorzia dalla moglie Bianca e Richards viene nuovamente perseguito per questioni di droga), è il 1980 quando il gruppo torna a farsi vivo con EMOTIONAL RESCUE, Lp leggero e dominato dall’uso di ritmi dance ma anche capace di esibire splendidi brani come “Let me go” e “Indian girl”. L’album si piazza al primo posto nelle classifiche inglesi (non avveniva dal 1973) e permette al gruppo di sfruttare il rinnovato successo mondiale con un tour poi immortalato nel live STILL LIFE. Un anno dopo, nel 1981, esce TATTOO YOU, prova eccellente che contiene almeno un pezzo da leggenda, “Start me up”, non a caso utilizzato dagli Stones per aprire tutti i concerti del decennio successivo. Meno felice è UNDERCOVER mentre le cose vanno meglio, nel 1986, con DIRTY WORK, contenente il singolo “Harlem shuffle”, la tostissima “One hit to the body” e un paio di ottimi assoli di chitarra dell’ex Zeppelin Jimmy Page. A questo punto esplodono le velleità soliste di Jagger e il vocalist pubblica nel 1985 l’album SHE’S THE BOSS, in cui il canto magistrale non può supplire del tutto alla debolezza del materiale e alla totale mancanza di direzione. Nel 1987 il Nostro riesce a fare di peggio con PRIMITIVE COOL, in assoluto uno dei punti più bassi della sua carriera; un anno dopo tocca a Richards pubblicare TALK IS CHEAP. Provato dagli insuccessi personali, Jagger torna alla base nel 1989 per il nuovo album degli Stones, STEEL WHEELS: in scaletta almeno un pezzo epico, “Rock and a hard place”.
Gli anni ’90 vedono la band di nuovo in giro per il mondo per una serie di tournée di dimensioni faraoniche: al termine dello “Steel wheels tour” il gruppo ne approfitta per pubblicare un nuovo live, FLASHPOINT. Un anno dopo l’uscita del terzo album solista di Jagger WANDERING SPIRIT e due anni dopo MAIN OFFENDER di Richards, nel 1994 VOODOO LOUNGE propone i Rolling nuovamente in gran spolvero, con un suono che è ormai semplicemente un marchio di garanzia. Il gruppo si presenta per la prima volta senza il bassista Bill Wyman, stanco della vita on the road e in disaccordo personale con alcuni dei suoi ex compagni: il suo posto viene preso, più o meno stabilmente, dall’ex pupillo di Miles Davis Darryl Jones, bassista di solida estrazione jazz e funk. Dopo il “Voodoo lounge tour” del 1995 gli Stones pubblicano un album semi-acustico, STRIPPED, contenente ottime versioni di “Street fighting man”, “Wild horses”, “Let it bleed” e la cover di “Like a rolling stone” di Bob Dylan. Con il 1997 è la volta di un nuovo album e di un nuovo tour, entrambi intitolati BRIDGES TO BABYLON. Da quella serie di concerti, nel 1998, viene tratto un disco dal vivo intitolato NO SECURITY.Nel 2001 esce il quarto lavoro solista del cantante, GODDESS IN THE DOORWAY. Un anno più tardi affiorano quattro inediti degli Stones nella doppia antologia FORTY LICKS, la prima ad includere brani estratti dall’intera produzione discografica della band in virtù di un accordo fra tutte le etichette coinvolte. Ancora una volta, Jagger, Richards e Watts tornano a fare i globetrotters imbarcandosi in una nuova serie di concerti che prende il via da Boston nei primi giorni del settembre 2002 e li porta in giro per il mondo fino alla seconda metà del 2003, rendendo il “Licks world tour” il blockbuster dell’anno al botteghino (sono oltre due milioni gli spettatori complessivi). L’esperienza live viene celebrata prima con “Four flicks”, un quadruplo Dvd uscito per il Natale 2003 e, a quasi un anno di distanza, dal doppio Cd LIVE LICKS, nel quale gli Stones propongono un disco di classici e uno di pezzi meno noti e cover. Nell’estate del 2005, dopo che la salute di Charlie Watts ha tenuto la band in ansia per un po’ (tumore alla gola), i Rolling Stones tornano con A BIGGER BANG, il primo album di studio degli ultimi otto anni: è un rientro di tutto rispetto che, oltre a lanciare uno dei migliori dischi da loro pubblicati negli ultimi due decenni, lancia l’ennesimo tour mondiale. Poco dopo, viene annunciata la pubblicazione di RARITIES 1971–2003, raccolta di brani inediti su Cd e B-side della band.
Nel marzo del 2007 la band annuncia un tour europeo dal titolo “The bigger bang 2007”, da cui viene tratto un cofanetto Dvd, una sorta di documentario di sette ore su alcuni concerti della tournée. Nell’ottobre dello stesso anno Mick Jagger realizza una compilation da solista THE VERY BEST OF MICK JAGGER, che include anche tre inediti. A novembre viene pubblicata la doppia raccolta ROLLED GOLD+: THE VERY BEST OF ROLLING STONES. Il 1° aprile 2008 esce SHINE A LIGHT, la colonna sonora del film-concerto omonimo girato da Martin Scorsese in uscita nello stesso anno.
Il 18 maggio 2010, inaugurando il passaggio alla nuova major Universal, i Rolling Stones pubblicano una versione rimasterizzata del classico del 1972 EXILE ON MAIN ST, proponendone anche una versione deluxe con 10 pezzi extra; di questi due sono alternate track delle originali “Loving cup” e “Soul survivor”, mentre otto sono brani inediti recuperati dagli archivi dell’epoca e postprodotti da Don Was. Nel 2012, dopo la partecipazione di Jagger al supergruppo Superheavy, esce “Crossfire Hurricane”, docufilm che racconta la storia del gruppo a partire dagli anni Sessanta: è parte delle celebrazioni per i 50 anni del gruppo, che partono un po’ a rilento e vengono svelate poco per volta, e comprendono una nuova raccolta, GRRR!, contenente 2 inediti. Nel novembre 2012, dopo alcuni concerti per intimi a Parigi, alcune date a Londra danno il via al tour del cinquantennale il cui picco è rappresentato da due concerti estivi nel 2013 a Hyde Park documentati dal Dvd “Sweet Summer Sun” (anche in digitale, messo in vendita per un periodo limitato, e in Dvd+2Cd). Nel febbraio 2014 gli Stones partono per un nuovo giro di concerti drammaticamente interrotti in marzo: mentre la formazione si trova in Australia, a New York si suicida la fidanzata di Jagger, la stilista L’Wren Scott. La la band torna in tour a fine 2015 e poi ancora nel 2015 con lo “Zip tour”, in contemporanea ad una ripubblicazione in versione espansa di STICKY FINGERS, che viene riletto anche dal vivo in una serata speciale pirma della partenza della tournée (si veda STICKY FINGERS LIVE uscito su CD e DVD nel 2017).A marzo 2016 la band si esibisce in uno storico concerto a L’Avana, che poi diventa un film, un DVD e un album dal vivo, HAVANA MOON. Quest’ultimo esce l’11 novembre, tre settimane prima di BLUE & LONESOME, primo disco di studio in oltre 10 anni, composto da riletture di classici blues. Nel settembre 2017 tornano in Italia con un concerto di fronte a oltre 50.000 persone ai piedi delle mura di Lucca.